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214 avvertimento

sebbene assai sospetti,1 abbiamo voluto recare) affatto trascurabili; quella di Firenze del 17182 è una materiale ristampa di quella di Bologna; come, alla sua volta, la Padovana del 17443 riproduce la Fiorentina; e sopra queste sono condotte le più recenti, dall’ultima in fuori, eseguita con la scorta dell’autografo.

Le copie, oltre che all’uopo sopra accennato, ci servirono a riempire alcune brevi lacune, che abbiamo indicato con parentesi quadra, presentate, per istrappi della carta, dall’autografo, e a correggere un passo che nell’autografo stesso rimase difettoso.4 Su di esse poi abbiamo dovuto stabilire l’ultima parte della scrittura, che, dalla lin. 4 della pag. 220 in giù, manca in G: e a tale effetto preferimmo A e B, che in quel tratto sono identici, avendoli già riconosciuti, più degli altri esemplari, fedeli all’autografo.


  1. Sono i luoghi a pag. 219, lin. 15-22 e 220, lin. 8. A proposito del primo di questi passi Domenico Mantovani, nelle sue Annotazioni sopra la Bilancia del sig. Galileo Galilei (ediz. bolognese, pag. 40), avverte: «Pare me a si sia levato in parte la difficoltà del numerare li fili, avolgendone dieci di acciaro, e poi dieci voltate di ottone, le quali, essendo divise a dieci a dieci, resta solo da numerare quella decima parte nella quale casca il termine del metallo misto: che so bene il Sig. Galileo, che è autore di questa inventione, fa mentione di due fili, uno d’acciaro, l’altro di ottone, non dice però se ne debba mettere dieci dell’uno, e dieci dell'altro; o forsi sarà avenuto per causa di chi l’ha copiato, se bene la copia, che mi è pervenuta nelle mani, era di mano sua».
  2. Tomo I, pag. 624-626.
  3. Tomo I, pag. 581-583.
  4. A pag. 219, lin. 12-13 l’autografo legge: «la proporzione le distanze tra i termini de i metalli puri verrà divisa da i segni». Dopo «la proporzione» c'è una cassatura. Evidentemente l’Autore dimenticò di eseguire la correzione che aveva in mente, e che ci è suggerita dalle copie.