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10 avvertimento.

menti distinti anche materialmente, poichè occupano due fascicoli messi insieme soltanto da chi ordinò l’attuale rilegatura del Codice. Il primo frammento, che nella presente edizione è compreso dalle pagine 15-110, è mutilo alla fine; e quantunque abbia un proprio principio, pure vi si accenna ripetutamente ad altri studi che dovevano precedergli, e dei quali si ignorano le sorti: esso abbraccia una introduzione generale, divisa in due questioni, sull’argomento e sul titolo dei libri di Aristotele De caelo, la Tractatio prima De mundo in quattro questioni, e la Tractatio De caelo della quale abbiamo cinque questioni ed una parte abbastanza notevole della sesta. Il secondo frammento, mutilo in principio ed in fine, comprende pure due trattati. Del primo (pag. 111-122) rimangono le ultime linee d’una questione prima, la questione seconda De intensione et remissione mancante di una conchiusione, e intera la terza ed ultima De partibus sive gradibus qualitatis. Il secondo trattato De elementis (pag. 122-177) comincia con una breve introduzione, alla fine della quale è annunziata la divisione del trattato in quattro parti: la prima si suddivide in quattro questioni, delle quali le due ultime presentano qualche lacuna; e della Secunda disputatio restano le prime tre e parte della quarta, con che l’opera rimane interrotta.

Con tale ordine trovansi oggidì riuniti insieme i due frammenti, e noi abbiamo stimato opportuno di conservarlo: perchè, se da un lato vi sono ragioni le quali persuaderebbero a far precedere il secondo, non mancano gli argomenti per mantenerlo a suo luogo; non ultimo fra’ quali il trovarne citate nel primo alcune parti con un «probabitur suo loco»,1 che non ammette dubbi intorno all’ordine della respettiva precedenza.

Gli «Iuvenilia» occupano le prime cento carte del codice, con interruzioni che al proprio luogo saranno indicate, e sono dalla prima all’ultima linea autografi di Galileo: nè vogliamo nascondere che questa circostanza capitale valse grandemente a togliere di mezzo le incertezze che rispetto alla pubblicazione di dette scritture ci si erano affacciate; anzi, ci affrettiamo a soggiungerlo, non ci volle meno dei larghissimi criteri che ci siamo prefissi di seguire, per indurci ad allogarle nella presente edizione. Tali incertezze avevano per principale fondamento il non potersi in alcun modo fornire la prova squisita che cosiffatte scritture, quantunque stese di pugno di Galileo, siano parto della sua mente, non mancando anzi gravi indizi per credere che in esse non ispetti al nostro Filosofo se non la troppo modesta parte di amanuense.

E, di vero, la nitidezza stessa del Codice esclude fin da principio che si tratti di un primo originale: la erudizione sparsavi in così larga misura permette difficilmente di pensare queste scritture opera d’un giovane; mentre, che Galileo le esemplasse da altro manoscritto lascerebbero argomentare alcuni errori affatto materiali, che si troveranno esattamente indicati appiè di pagina, e i quali, meglio


  1. Cfr. pag. 70, lin. 22. Il rimando si riferisce agli argomenti trattati a pag. 170 e seg.