Egli amava una vaga, una bella,
Ma severa, ma casta donzella, 21Che giammai non conobbe pietà.
Ei la segue, ella fugge, e qual pianta
Di corteccia e di frondi s’ammanta, 24E in alloro cangiando si va,
Febo, acceso d’un tenero affetto,
Febo corre per stringere al petto 27La cagion del suo vivo martir.
E abbracciando quel tronco, gli sembra
D’abbracciarne le tenere membra, 30D’esser quasi vicino a gioir.
Onde avvien, ch’oggi più dell’usato
Io ti senta commosso agitato, 33Mio pensier, da qual estro non so?
Tendi l’arco, e con braccio gagliardo
Alla meta vibrando il tuo dardo. 36Trionfante partir ti vedrò.
No: che fai? Della Diva più vaga
Tu quell’arco deponi, che impiaga 39Dell’Olimpo lo stuolo divin.
E imitando il buon vecchio di Teo,
Tu ripiglia col plettro Febeo 42Fra i mortali l’usato cammin.