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gocciolavano globi di ardentissimo fuoco, che cadendo infiammati sulla lingua vi friggevano sopra scoppiettando, come il lardo bollente che gocciola sulle carni arrosto, pillottate. A questi, tormenti un altro se ne aggiungeva non men doloroso e atroce: tutta la regione del torace aveva quel misero schiantata e aperta; le coste violentemente sollevate e spinte a ritroso contro la schiena, erano fiaccate e rotte presso la spina dorsale, e pendevano cascanti ai lati come due sportelli aperti; il cuore spogliato e tratto fuori del pericardio palpitante e scoperto trabalzava violento sotto i morsi di due topacci voracissimi, che spietatamente lo rodevano e dilaniavano.

E perchè il tormento di questi due infelici non sminuisse e perdesse mai di intensità e di forza, una virtù secreta prodigiosamente operava che le lacerate membra non si sperdessero, ma si riproducessero invece e ritornassero vivissime sotto l'avido dente che le straziava. Così il fuoco che ardentemente bruciava e coceva le lingue non le consumava, non le distruggeva mai, ma la parte investita sempre e vivamente tormentava.

Bastava volgere uno sguardo su quella scena di terrore, perchè un freddo e tremor mortale la vita tutta scorresse, e da sbigottimento estremo fosse l'anima compresa. Il dolore, la disperazione che grandemente, energicamente spiccava in tutta la persona dei flagellati, mentre accresceva il terrore di quella scena, faceva anche altamente sentire compassione e pietà. Gl’occhi avevano paurosamente stravolti e schizzati, le ciglia ad arco acuto violentemente alzate, la fronte profondamente corrugata e contratta, la bocca orribilmente spalancata, il collo rientrato e rattratto, il petto inarcato e sporto, ritirato il ventre alle reni, rilevati e