Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/89


— 86 —

a dritto o a torto, di tutti sparlava, tutti offendeva. Mangiò sempre poco e cibi grossolani. vili, cattivissimi; vestì come un mendico luridi e laceri cenci, e sebbene vecchio, conserva sempre i panni di sua gioventù, e li veste tuttora laceri, frustati, rattoppati, rattaccanati in modo, che non li vedresti in dosso al più arso povero. Osserva quel gretto tabarraccio, nel quale tutto freddoloso e battendo le gazzette si raggruppa e rannicchia, è così roso e bucherato dalle tarme e dalle tignole, ch'e' par proprio uno scotitoio per l'insalata.

Come tu vedi egli piatisce co’ cimiteri, è colla bocca sulla fossa, ma pure teme sempre, sebben ricchissimo, che la terra gli manchi sotto i piedi, e tutto dì lamenta che i suoi affari van male, e gli conviene andare in rovina. Dio lo inchiodò su quella scranna, di dove non può togliersi se non sostenuto e sorretto da due persone che quasi lo portino di peso, e di tanto in tanto lo tocca avvisandolo che la morte gl’è alla gola, ma con tutto questo non si ravvede, non muta sistema di vivere, di pensare. Tanto riesce difficile all'avaro il conoscer sè stesso e l'emendarsi!

Il giovane, che è di lui figlio, batte l’orme del padre, e sebbene non sia ancora così sordidamente tenace, taccagno, spilorcio, pecca esso pure gravemente di questo vizio. L'onore, la riputazione, la generosità, la grandezza d'animo, son per lui voci senza significato, non conosce, non cura, non brama che il denaro: toglilo all'interesse e lo hai fatto un vero automa. Egli ha potuto conoscere, ha avuti in mano tali fatti, e a lui così ingiuriosi, che se l'ombra solo dell'onore fosse da lui stimata, avrebbe per sempre da sè allontanata quella sozza, infame persona, dalle di cui sporcizie tanto vitupero in lui ridondava. Ma egli sa inghiottir