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— Benissimo! Dissi io saporitamete ridendo, possa almeno giovarle la lezione! E intenda una volta che le ricchezze non sono un merito, e non generano per sè virtù alcuna. Superbire e menar vanto perchè giovane e ricca, ella è una vera stoltezza, e finché ogni suo merito si ridurrà a questi manchevoli pregi, potrà essere adulata, corteggiata da qualche sciocco, inviziato libertino, ma non godrà mai la stima de’ savi e de’ buoni.

Stà! Disse il genio alzando una mano, appuntando gl’orecchi e rattenendo il respiro; poi: il tempo stringe, soggiunse, odi tu questo rumore?

Ascoltai, e parvemi udire un rumor sordo come il rimbombo lontano di porte chiuse con impeto. — Sì, lo sento, risposi, e che signfica ciò?

— Ci chiudono gl'usci, bisogna avacciare. Io non ti parlerò di costoro cose particolari, perchè troppo mi ci vorrebbe, e sono tanti i fatti che rendono, particolarmente il vecchio, un uomo degno del più alto abbominio, che non basterebbe un giorno intero a conferirteli. Ti dirò soltanto che egli è l’avaro il più sordido, l'egoista il più esoso che viver possa su questa terra. Visse sempre sciaguratamente privandosi di ogni sollievo, faticando giorno e notte come un vile giumento, togliendosi anche di bocca il pane per la smodata voglia e avidità di accumular ricchezze.

Ebbe sempre in odio i poveri e mai in vita sua praticò una carità; usuraio esimio, insoffribile, schifoso, avaro, avido, insaziabile, sporco in ogni suo tratto; noioso, rincrescevole, stizzoso, detrattore, prepotente, si rese, a tutti insoffribile, fastidiosissimo. Non ebbe amici i cattivi, perchè nulla potevano da lui sperare; fu fuggito dai buoni perchè era il peccato in persona; fu odiato da tutti perchè colla sua lingua maledetta,