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Convien che tu sappia che questi due sposi, sebben da oltre due lustri uniti in matrimonio, ebber fin qui in fatto di generazione comune la sorte coi muli. Per esser giusti bisogna però convenire, che il vizio sta tutto nella mula, la quale sebben da molti largamente e di gran proposito favorita, a niuno rispose mai.

— Ho inteso a modo il vostro discorso: finite il racconto.

— Non andò guari, e il contenuto del biglietto fu da molti conosciuto: quindi, fra le donne particolarmente, era un pispigliare, un darsi a vicenda nè gomiti, un far l’occhiolino ammiccando alla signora, che non mollava mai. E, ve’ dicevano, ve’ Amalia, Lucrezia, Elisa, Bettina, Cecilia, ve’ la moglie del capitano Chic.... l’ha il cartellone guà!

E come questa pompeggiante pavoneggiandosi nel fruscio e nello strascico delle lussuriose vesti, trapassava da presso alle più maliziosette, esse sotto la bianca pezzola che sì ponevano alla bocca, schizzavano tronche risa che procacciavano avacciatamento ricoprire colla secca tosserella del dileggio.

La brigata mantenevasi in un continuo vivace e gaio berteggiare; ognuno rideva e godeva del piccante e proprio epigramma, compiacendosi dello sfregio giustamente caduto sulla superba coppia. Non ti dirò come, ma il fatto andò, che dopo qualche tempo la signora ebbe in mano il bigliettino. Lesse, e troppo ben comprese: le si affollò il petto, nelle vene le si raggricciò il sangue, le labbra per rabbia e per dispetto si morse, e per vergogna tutta di fiamma divenne in viso. Accennò al marito di seguirla, e sbaldanzita, confusa, smarrita, annichilata, si tolse a quel convegno, si ridusse in casa, e per quell’anno non comparve più mai ai balli.