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di quei sguardi affascinatori, co' quali le mondane sanno così bene confondere e conquidere gl'amanti loro, indi, buona notte, gli diceva, riposa bene, cuor mio diletto; un bacio a tua moglie.

Di tali e tante insolite carezze confuso, smarrito il povero martino, si sentiva rubato a sè stesso, e rimaneva come un trasognato. Ridottosi poi nella propria stanza, colla fantasia così riscaldata, non sapeva divertir la mente dall'amata sposa, e di lei in tanta sosta entrava, che d'alcun modo poteva trovar sonno.

Poco stante ecco la cameriera ansante all'uscio del padrone; — lesto lesto accorra per carità, signor padrone, che la signorina smania, spasima, si contorce da atrocissimi dolori trafitta: essa lo chiama, lo desidera, lo vuole.

— Oh poveretto me; rispondeva Calandrino; son le ballotte, lo diceva io! Eh quando parlo io so quel che dico io! Vengo vengo, corri, dille che son da lei, — e così dicendo saltava il letto, e presto presto buttatosi indosso un mantelluccio, e entrati i piedi in due pantofolaccie, sgambava lesto lesto ed era al letto della moglie; e questa a lui:

— Deh misera me, che non volli dar retta a’savi tuoi consigli! Quelle maledette succiole m’ han messo il diavolo in corpo, e non posso posare un sol momento. Mi sento un freddo per la vita come se io fossi alla brezza notturna del gennaio; m’ho posta una coperta di lana a quattro doppi sul corpo, e non vale a riscaldarmelo: deh, caruccio, vieni e scusami di coperta, vieni a riscaldar la povera tua moglie!

— Davvero, davvero, davvero poverina! Subito, subito, subito! — e licenziata la cameriera, il gonzo