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gendolo scongiurò a volersi impegnare per ottenere al marito il richiesto salvacondotto. Il giovane stesso, ben lontano dal sospettare tanta iniquità in costui, implorò la di lui assistenza, il di lui soccorso. Trippaccia imprecando ai detrattori e maldicenti, promise di fare tutto il possibile per scongiurare questo disastro; fece leggere al giovane le lettere che scriveva in di lui favore, e si condusse con tanta sottigliezza di infingimento, che fu creduto sinceramente addolorato della disgrazia di questa povera famiglia. Intanto, di concerto con Tremerello proseguiva a far premure, perchè, questo giovane (da essi detto pericolosissimo soggetto) fosse sollecitamente espulso dallo Stato. Le lettere che aveva fatte vedere al giovine non furono mai spedite, ma invece di quelle ne furono mandate altre che parlavano ben diversamente.

Come è a credere il Governo si negò di otriare il bramato salvacondotto, e il giovane insieme con questo rifiuto ricevè l’ordine di partire immediatamente dallo Stato. Ed ecco che questo infelice dovè lasciare un’altra volta la moglie e i figli nel pianto, ritornare in patria senza aiuti e senza speranze. Passato qualche mese, di notte tempo e più secretamente che il potè, andò a fare una visita alla sua famiglia in casa dello suocero. Trippaccia ne trapelò indizio, e fu così pronto a darne avviso all'autorità governativa, che il giovane, il quale attendeva la notte per ripartire, non fu a tempo di mettersi in salvo; fu arrestato in casa dello suocero, e dalla pubblica forza accompagnato al confine.

La di lui moglie, in seguito di questo fatto, si decise di seguire il marito assiem coi figli, soffrendo meglio di dividere con esso i disagi della povertà, che di vederlo esposto a nuovi e maggiori pericoli. Lo suocero, che volentieri sosteneva il peso di questa famigilia,