Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/68


— 65 —

miseri tutti contenti e ringalluzzati da essi partivansi con una lettera di favore che soprasperavano dovergli tornare a grand’uopo, essi secretameate scrivevano a quelle autorità stesse, nelle quali erano diretti i lor raccomandati, prevenendole come si sarebbero ad esse presentate persone con loro commendatizie, che avevan creduto prudente rilasciargli per evitare che contro di essi si concepissero sospetti, ma che non fosse atteso quanto in quelle scrivevano, e si ritenesse fermo, perchè vero, quanto avevano in precedenza scritto o detto. Io stesso con questi occhi che mi vedi in fronte, ho lette diverse di queste infami lettere, e so positivamente che si contennero sempre di questa guisa, che cioè mentre simulavano di impegnarsi a tutt’uomo per il bene di un infelice (bersagliato e perseguitato per detto e fatto loro) proseguivano poi occultamente a calunniarlo, a procurargli tutto il peggio che potessero mai.

Fra i tanti fatti di questo genere che potrei conferirti, uno solo te ne racconterò, e basterà a chiarirti la loro tattica diabolica. La figlia di una sorella di Trippaccia si innamorò di un giovane nato e domiciliato in un vicino paese di un altro Stato contermino, e col consenso e soddisfazione dei genitori lo ebbe a marito. Cinque o sei anni poi, questo giovine fu accusato (non ti dirò se a dritto o a torto) di premeditato omicidio. Arrestato dovè lasciare nell’angoscia la moglie e tre teneri figli, e fatto alcun tempo fu condannato a cinque anni di galera. Possessore di diversi stabili viveva egli comodamente, ma le enormi spese che dovè sostenere durante la sua procedura e carcerazione, sbilanciarono di tal guisa i suoi interessi, che ritornato in libertà si trovò ridotto ad estrema miseria. Stretto dalla neces-


5