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e interessarsi in tutto simulando zelo e carità, per non lasciare che alcuno sfugga ai loro artigli, e le punture ne provi e i graffi. Stabilito e ordinato così il piano di lor malvagie operazioni, giurarono di mantenerlo sempre, e di abusare amendue di quei poveri che disgraziatamente avevano in mano, per più sicuramente e facilmente conseguire l’iniquo intento.

— Dio mio! Che mi raccontate mai? Ma è egli vero tutto quel che mi dite?

— Sappi che qui nulla si vede, nulla si dice che vero non sia, di questo puoi stame sicuro: guai se una sola bugia fosse proferita nel palazzo della Verità!

Oh mostro d'iniquità!

— Per le dignità di cui erano insigniti, per la loro attività, prontezza, avvedutezza, nello spiare e riferire, per quello zelo di religione, che seppero sempre e così bene simulare, per essersi mantenuti sempre vili assentatori, schifosi adulatori, ebbero l’appoggio, goderono la stima e l’amicizia di alcune autorità, e poteron quindi indurle allucinate, sedotte a favorire, assecondare sostenere i loro perfidi disegni. Derivava da ciò, che quanti si vedevano dalle autorità perseguitati e minacciati, ricorrevano per favori, per consigli e per aiuti a questi due malvagi, ed essi tutti accoglievano volentieri compassionandoli, e mettendogli iniquamente in sospetto e in diffidenza oneste persone, che manco per sogno pensaron mai a’lor danni. Intanto essi si protestavano sinceri amici, si dichiaravano protettori di quanti li richiedessero di lor valido appoggio, e per meglio ingannare, consegnavano anche, a cui le desiderasse, lettere aperte di raccomandazione, nelle quali facevano mostra della più sviscerata e sollecita affezione verso dei perseguitati. Ma intanto che questi