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i debiti che il defunto aveva contratti con costui, come risultava da diverse obbligazioni e ricevute.

A tale inaspettata e strana rivelazione, il matto restò di sasso, conciosiacchè nìuno seppe mai che il defunto avesse il minimo debito, e molto meno che nei suoi possedimenti vi entrasse condomino questo ladro, ma la sua sorpresa e maraviglia non distrusse i falsificati documenti che il ladro gli metteva sott'occhio, e da buon uomo, qual fu sempre, si lasciò aggirare, ingarabullare da questo farabutto, chiamandosi per contento di alcune intarlate masserizie, e di una tenue somma di danaro, che per abbonirlo e racchetarlo questo scaltro ladro credè ben fatto dargli.

— Oh che ladro, oh che ladro!

— Rimaneva ancora l'altro fratello prete, il quale era parroco in un paesetto non molto lontano da quel luogo. Questi mantenuto e spesato da un ricco signore suo popolano, lasciava tutti i redditi della parrocchia a qaesto ladro, giacchè per i suoi bisogni n’avea di vantaggio degl’incerti. Erano già meglio che trent’anni scorsi, da che costui si beccava per intero i proventi della chiesa, e siccome ammontavano ad una somma rilevante, per non trovarsi in impacci col fratello secolare quando il prete fosse venuto a morte, accortamente avvisò di assicurarsene il certo dominio con un testamento. Cominciò ad accarezzare il prete, a lisciarlo, confettarlo quanto più e meglio sapesse, poi lo assediò così importuno, lo pregò, tempestò tanto, che lo ebbe indotto a far testamento, e a chiamare erede di ogni suo avere quel mangianocche, che gli vedi lì seduto da presso, che è di lui figlio. Ed ecco che alla morte di questo prete il povero matto non ebbe un’altra volta che pochi stracci e qualche centinaio di scudi, che il prete punto