Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/47


— 44 —

deri, e tutti conduceva gli interessi del matto. Maestro egregio nel furto, e avido sempre di nuovi guadagni, non poteva rispettare, risparmiare le sostanze del fratello, e non le risparmiò.

Erano già scorsi trenta mesi, da che il matto era stato rinchiuso nel manicomio, e sebbene avesse date indubbie prove di ricuperato senno, non poteva ottenere di essere lasciato libero, perchè costui vi si opponeva con tutti quei mezzi, di cui poteva disporre.

Allora la moglie del matto volle sentire di portarsi presso il marito, e là fare quanto potesse e sapesse più per riaverlo libero. Andò, e sostenuta da uno dei superiori dello stabilimento, tanto disse, con tanto impegno e calore pregò, supplicò le autorità che, ottenne di ricondurlo seco in patria. Tutto ciò fu accortamente operato all'insaputa del ladro, ma non prima ne ebbe notizia, che quasi moltiplicandosi volò da un giudice all'altro, da un'autorità minore a una superiore, e alcuni ingannando, comprando altri, serpentando tutti, potè disporre le cose in modo che il matto, nonostante fatto libero, non avrebbe ottenuto per qualche tempo ancora di essere sciolto dal curatore, e così esso avrebbe avuto tempo opportuno per consumare interamente il progettato furto, e ordinare a tal'uopo il conteggio di amministrazione.

Il matto appena ripatriato si occupò indefesso della riabilitazione, ma incontrò tali e tanti ostacoli e così ostinate opposizioni, che egli ne era alla disperazione.

Fu saviamenie consigliato di procurarsi l'appoggio di un medico, e fortunatamente ottenne di essere addrizzato e raccomandato da un uomo nell'arte salutare valentissimo e di specchiata onoratezza. Come questi ebbe intesa la indegna, esecrabile persecuzione, della quale questo buon uomo era stato vittima infelice, accettò