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iva da ragazzetto raccattando lo sterco per le vie con un cesto in mano, e per le strettezze di sua famiglia ebbe qualche volta a campar d’accatto. Fatto giovinetto s' addò al mestiere del carrettiere, e passò qualche anno miseramente campando con questo mezzo.

Per sua sorte fu notato un giorno da un ricco signore, al quale parve vedere in questo giovine un non so che di svegliato, di intelligente; lo desiderò e lo ebbe al suo servizio.

Da buono e amoroso padrone quale era, procacciò che il suo protetto apparasse leggere, scrivere e abbacare: poscia a provarne la capacità e la fedeltà, gli affido alcuni affari che il giovane procurò maneggiare e compiere con prontezza, precisione e puntualità. Nulla trascurò che giovar potesse a farlo meglio entrare in cuore al padrone; non sdegnò nè le ipocrite arti dell' assentatore, nè le bassezze del vile; seppe in tutto con sì fino accorgimento, e con tanta simulazione condursi, che il padrone sedotto, ingannato da quelle apparenze di sviscerato affetto, e di tenera sollecitudine, le creò intimo confidente, e gli affidò la miglior parte dei suoi interessi. Accortosi costui della favorevole impressione fatta nell'animo del suo benefattore, si guardò bene dal comprometterla e menomarla con qualche mancanza prima di esser fatto certo e sicuro che il padrone non lo sorvegliasse. Fu quindi per qualche tempo esattissimo nel disimpegno dei suoi doveri, tanto che il padrone non sapeva restarsi dal lodarlo e accarezzarlo. Qualche anno dopo divenne primo ministro di tutto il ricco patrimonio di questo signore, e quando potè tenersi sicuro che il padrone, reputandolo incapace di tradimenti e infedeltà, cecamente a lui si affidava, allora giudicò esser venuto il tempo di pensare a sè e cominciò a rubare.