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muri, e fra le macerie convolto le fiamme, il fumo, trabocco precipitato in un voraginoso abisso. Serrai con forza gli occhi e i pugni, mi raggricchiai, raggomitolai abbandonandomi così alla ventura. Percorsi cascando un lungo tratto, finché stramazzato in terra sentii cadermi accanto e sopra diroccando e ammassando le rovine.

Per qualche istante fermo rimasi e muto, ma vivo sentendomi tuttora, levai il capo, e quasi tolto di sotto ad un pressoio aspirai quant’aria capir potea ne’ miei polmoni, allargando il petto ad una gran rifiatata; poi con vivo sentimento di riconoscenza: mio Dio esclamai, io vi ringrazio! A voi solo il debbo s'io son vivo ancora.

Nissun sconcio o rottura mi sentiva nel corpo, che tutto parevami rimasto libero dal tronco; le sole gambe erano pigiate e sepolte fra’ calcinacci e sassi. Riavutomi alquanto dallo spavento, mi rivolsi carponi, e puntate le mani in terra, m'aiutava di trar le gambe di sotto al peso enorme che le aggravava e premeva; molto faticai, ma potei finalmente moverle, e sane e libere ricuperarle.

Mi rizzai allora e stetti; un fitto buio mi circondava, regnava in quei profondi un cupo silenzio, e l'aria umida, pesante di quel basso buio sì mi stringeva il potto, che a mala pena mantacar poteva Per conoscere ond'io mi fossi, brancolando tenton mi mossi; metteva piede innanzi piede sospettosamente e lentamente avanzando, né abbandonar mi tentava il corpo sul nuovo passo, se prima assicurato non fossi che sodo e fermo mi sottostasse il terreno. Temeva pauroso l'incontro di qualche precipizio, perché trovato un muro, lo rasentai sempre attenendomivi colle mani quanto più e meglio il potessi. Di tal guisa sentitamente pro-