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piero od in epoca tanto vicina da considerarsi quasi contemporanea. Martino da Canal, che scrisse circa un secolo dopo, non parla di alcuna moneta nuova istituita da quel doge, e nemmeno Andrea Dandolo, giacché la postilla che ricorda il fatto nel Codice Ambrosiano, fu aggiunta in epoca posteriore. Il primo a parlarne è un manoscritto del secolo XIV intitolato Chronicum venetum ab U. C. ad annum 1360, che si conserva nella R. Biblioteca Marciana1, dove si legge: «Iste Dux quandam monetam vocatam aureolus ut suo congrueret nomini cudi fecit de qua etiam hodierna die in cartis ubi pena apponitur V libre auri fit mentio singularis.»

I cronisti posteriori riproducono la notizia quasi colle stesse parole, e finalmente Marin Sanuto nelle vite dei Dogi2 racconta: «Ancora fu fata una moneda d’arzento che si chiamava aureola per la chasada dii doxe: et è quella moneda che li nodari di Veniexia mete vano in pena soto i lhoro instrumenti.»

Possiamo dunque essere tranquilli che nessuna moneta nuova fu fabbricata al tempo di Orio Malipiero, il quale continuò soltanto a coniare nummi scodellati delle stesse specie usate dai suoi predecessori.


  1. R. Biblioteca di S. Marco, Codice 86, Classe X, lat.
  2. Ivi, Codice 800 (autografo), Classe VII, ital.