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vitale michiel II 63

del rinnovamento della zecca trevigiana; in data 7 settembre 1317 un mercante di Treviso offre al Podestà ed ai Consoli della Città di coniare bagattini uguali nella bontà e migliori di quelli di Verona e di Brescia, per supplire alla deficienza di denari piccoli buoni, in forza della quale bianchi de Venetiis et alte pessime monete parve expenduntur pro bagatinis. Siccome noi sappiamo che in tutti i tempi la lira usata a Treviso era uguale a quella di Venezia, ne viene per conseguenza che il bianco di Venezia doveva essere una moneta che facilmente si confondeva col denaro, ma di minor valore ed intrinseco, se in Treviso si muove lagnanza perchè essa viene spesa come denaro.

Vengono poscia tre documenti dei quali ebbi comunicazione dall’infaticabile e liberalissimo comm. B. Cecchetti, di cui tutti deploriamo la fine immatura.

Il primo di questi documenti, del 23 febbraio 1334 m. v. ossia 13351, contiene copia di una attestazione di Pietro Pino del dicembre 1334, che, mentre l’8 od il 9 stesso, assieme a ser Andrea Marioni di S. M. Formosa, egli tornava dall’aver visitato ser Nicolò Marioni “Dum ... et intraremus porticum domus dicti ser Nicolai, superveniente domina Lavinia uxore dicti ser Nicolai, dictus ser Andreas dixit ser.. Io voio che vui oldè certe parole che io voio dir a Lavinia. Et sic vocavit ipsam ad partem angulariam diete porticus, et me presente dixit: Ve Lavinia, el me se stade dite certe parole, e per zo inchià che ser Nicolò è vivo et che tu li pos favelar, io te digo cossi che del so io non è tanto che vaia un bianco.

Altri due documenti sono tolti dal libro delle Grazie, che riportiamo qui sotto:

1340, 27 gennajo m. v. v.2

“Quod fiat gratia Albuyno vendericulo sancti Luce, quem officiales tarnarie condempnaverunt in libris tribus, quas jam solvit. Et insuper quod non audeat vendere oleum pro eo quod

  1. Archivio di Stato, Petizion, pergamena, busta III.
  2. Archivio di Stato, Grazie, reg. 8, carte 82.