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38 origini della zecca

un’epoca favorevole ad un ritorno di tal genere, e siccome i denari attribuiti ad Enrico III gli appartengono indubbiamente, e per le ragioni anzidette non posso assegnare il denaro con CRISTVS ai tempi posteriori ad Enrico III, conviene per forza ammettere; che il nome dell’imperatore fu rimesso sulle monete veneziane dopo di averlo tolto, e non vi è nessun’altra epoca meglio corrispondente a questa incertezza, a questo cambiamento repentino, che quella precedente il regno di Corrado; e l’essere poi ammessa questa ipotesi da uno storico così acuto come il S. Quintino1, mi fa coraggio a perseverare in questo convincimento.

10 reputo quindi di assegnare alle monete con CRISTVS IMPERAT gli ultimi lustri del secolo X, di collocare poi i denari di Corrado, e finalmente di attribuire quelli col nome di Enrico all’epoca dell’imperatore Enrico II. Può essere poi che il tempo dimostri che il ragionamento di Guidantonio Zanetti era giusto, e che si trovino delle monete veneziane col nome di Ottone, ed in tal caso il sospetto che ho già fatto conoscere, si troverebbe completamente confermato.

Il secondo gruppo comprende le ultime monete veneziane del periodo imperiale. Queste hanno un solo tipo, sebbene siano coniate durante un numero abbastanza lungo di anni, perchè ce lo accusano le varietà di conio, le differenti forme di lettere e sopratutto il peso vario e decrescente. I primi di questi denari furono certamente coniati nel tempo in cui, trovato il corpo di S. Marco, questo santo fu riconosciuto come protettore della repubblica e l’imperatore Enrico III si recò a Venezia per venerarne le reliquie. Oltre alle altre circostanze, lo prova la esistenza di alcuni esemplari nella cassa in cui fu deposto allora il corpo del santo, i quali furono rinvenuti nel 1811, scoprendosi per la prima volta quella cassa. Infatti è stato sempre costarne in tali occasioni di seppellire monete contemporanee, per conservare memoria esatta del tempo. Il tipo però fu continuata anche dopo la morte di Enrico III, e probabilmente durante tutto il regno di Enrico IV, come crede anche Promis2.


  1. S. Quintino, opera citata, pag. 52.
  2. Promis, opera citata, pag. 27.