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e prime monete di venezia 19

a quello d’Occidente; ma è un fatto che al tempo degli imperatori germanici questo cambiamento era già avvenuto. Gfròrer crede che, durante gran parte del tempo in cui regnarono in Italia i Carolingi, Venezia sia rimasta legata all’impero d’Oriente1. Il prof. G. B. Monticolo, nel suo pregiato e dotto lavoro sulla cronaca del Diacono Giovanni, ritiene che la dipendenza dei greci continuasse sino al principio dell’XI secolo2, che mutassero soltanto poco a poco le condizioni politiche di Venezia di fronte a Bisanzio, di mano in mano che i Greci decadevano e Venezia acquistava nuove forze3; egli crede però che l’annuo tributo alla corte di Pavia non rappresentasse alcuna soggezione nemmeno di forma all’impero d’Occidente, ma che i favori accordati pel territorio d’Eraclea, pel taglio della legna, per l’amministrazione della giustizia, pel possesso dei beni e pei commerci nelle terre imperiali venissero compensati da quella contribuzione, la quale per nulla limitava la libertà di Venezia4.

Ciò dimostra che l’illustre storico tedesco ed il dotto critico italiano non tennero il dovuto conto delle monete, e che nel discutere e cribrare con sottile analisi le più recondite ragioni di un passo dubbio o scorretto, non credettero far tesoro delle indicazioni sicure e contemporanee conservate all’argento monetato, dove non v’è pericolo di essere ingannati dalla incapacità o dalla negligenza di un amanuense che in epoche di ignoranza riporta un documento oggi scomparso.

Gfrörer crede che Giovanni Partecipazio II, mettendo sotto la protezione dell’imperatore anche i suoi possessi in Venezia nel trattato con Carlo il Grosso (883), abbia riconosciuto Venezia quale vassalla dell’impero5. Lo storico ne trae la conseguenza che il doge abbia giurato fedeltà all’imperatore6, notizia che

  1. Gfrörer, opera citata, pag. 84.
  2. Monticolo opera citata, pag. 25.
  3.      Id.             »          »      pag. 95.
  4.      Id.             »          »      pag. 105.
  5. Gfrörer, opera citata, pag. 133 e seg.
  6.      Id.          »         »      pag. 134.