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cristoforo moro 283

derava battere alcuni grossi colle nuove stampe, che egli aveva fatto incidere da Antonello. Nei mesi di giugno e luglio 1462, sono registrati altri ordini della Signoria di consegnare allo stesso incisore fiaoni da grossi e da grossoni per stampe nuove1. Finalmente nello stesso prezioso libro, che raccoglie oltre ai decreti anche gli ordini, verbali e le annotazioni degli ufficiali di zecca, troviamo2: “Adj 7 lugio 1462. Noto io Jachomo de Antonio d’Alvise, schrivan, chomo vene qui alla zecha Miser Triadan Griti Savio grando, disse da parte de la Signoria se dovesse far far certi pizoli grandi, per mostra, di rame puro, e chussì fo fato: e fato che i fono, fono dati al dito mis Triadan, i quali pizoli haveva da una banda la testa del dose, e da l’altra san Marcho.

Nonostante tutti questi studi e queste prove, che riguardavano tanto le monete d’argento che quelle di poco valore, si esitava a prendere un partito, ed il Maggior Consiglio, il 10 agosto 14633, delegava i suoi poteri al Senato, incaricandolo di provvedere affinchè cessassero le falsificazioni dei piccoli, che si moltiplicavano con grave danno dei sudditi. Il Senato se ne occupa subito e nel 14 agosto4 prescrive che non si possano coi piccoli fare pagamenti, se non di cose minute, che i banchieri non possano tenerli al banco od altrove, in scarnutiis5 od in altro modo, darli a prestito o farne mercato: i cittadini siano tenuti a portare tutti i piccoli nei luoghi che saranno indicati per ogni città, ove persone intelligenti sceglieranno quelli buoni, di conio veneziano, e faranno distruggere col fuoco i bagattini falsi, restituendo al proprietario il metallo fuso.


  1. R. Archivio di Stato. Capitolare delle Brocche, carte 35 t. e 36.
  2.                     Ivi                                 ivi                                37 t.
  3.                     Ivi               Maggior Consiglio, reg. Regina carte 45 t.
  4.                     Ivi               Senato, Terra, reg. V, carte 49 t.
  5. Nei tempi in cui il territorio veneto era invaso da una grande quantità di monete minute, erasi introdotta l’abitudine di chiuderle in borse, o cartocci per evitare l’incomodo di contarle. In seguito ad abusi, questo sistema fu proibito e la forma adoperata nel presente decreto che vieta tenere i piccoli in scarnutiis, mi sembra equivalente a quella che altra volta ordinava di contarli e non di darli in scartociis.