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pasquale malipiero 277

Comunità di Padova mandava oratori alla dominante, per chiedere provvedimenti. Su tale argomento due parti furono prese dal Senato; colla prima del 26 luglio 14591 ordinava ai rettori delle città venete della parte di terra d’invitare tutti i cittadini a portare i quattrini innanzi ad un consesso di persone esperte e fidate, che dovevano scegliere i buoni dai falsi e forestieri, restituendo i primi ai proprietari e tagliando gli altri per mezzo; ferme sempre le pene comminate a coloro che fabbricassero od introducessero nello stato moneta falsa o proibita. Col secondo decreto del 28 dello stesso mese2 si delegano tre maestri di zecca, i quali debbano recarsi a spese dello stato nelle varie città per fare coscienziosamente la scelta, affinchè nessuno possa addurre ignoranza a sua discolpa.

Del 13 marzo 14613 troviamo un ordine della Signoria all’incisore Antonello di fare i coni pegli aspri della Tana. Nulla possiamo dire di queste monete, perchè il decreto prescrive soltanto che si facciano secondo quanto riferirà ser Nicolò Contarini, che va Console alla Tana. Probabilmente non si trattava d’una moneta che avesse nomi ed emblemi veneziani, ma bensì di una imitazione degli aspri, che si usavano in quei lontani paesi, con cui Venezia aveva importanti traffici. Però manca ogni indizio, ogni traccia, per sapere se tale moneta sia stata effettivamente coniata, abbia avuto corso ed a quali segni possa essere riconosciuta.


  1. R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. IV, carte 115.
  2.           ivi              ivi          »          »          »          »      110.
  3.           ivi              ivi      Capitolare delle Brocche, carte 35.