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nella presentazione al peso che nell’affinamento del metallo; che tutto l’argento introdotto a Venezia debba essere presentato al peso a Rialto e registrato esattamente, e che per la affinazione si debba pagare grossi 4 1/4 a oro per marca. I tre massari debbano alternare le loro occupazioni in modo che uno riceva l’argento per fabbricare le monete, l’altro sopraintenda alla affineria, il terzo ai tornesi ed ai piccoli, cambiando ogni quattro mesi le loro funzioni, tenendo registro esatto delle operazioni e rendendone conto agli ufficiali delle ragioni nuove. Di tutto l’argento affinato la quarta parte si riduce in moneta, dando al mercante peso per peso, ma del rimanente egli è libero di fare ciò che vuole: può venderlo e portarlo via da Venezia senza spesa; però se desidera invece farne moneta, può averne peso per peso pagando la fattura. Considerato che non è più possibile mantenere gli ordini dati, di fabbricare la moneta nella misura di lire 27 soldi 4 per marca, fissata quando il ducato valeva 93 soldi, perchè i mercanti ci troverebbero una perdita e non porterebbero più argento a Venezia, ora che il ducato vale 100 soldi, si delibera che la moneta sia tagliata in modo da ricavare per ogni marca lire 29 soldi 9, e ciò sulla base del calcolo che l’argento costa 5 ducati 18 grossi per marca, che il ducato vale 100 soldi e che la spesa di fabbricazione dev’essere valutata 12 soldi per una marca di grossi e 16 soldi per una marca di soldi1. Si raccomanda alla zecca la maggiore possibile esattezza nel peso e nella fattura, e, per favorire la condotta dell’argento a Venezia, si ordina di far pagare solo 8 soldi per marca per la spesa di fabbricazione, dando peso per peso, metà grossi e metà soldi, mentre l’erario potrà rifarsi di tale perdita coll’utile della affinazione.

I risultati di questi provvedimenti corrisposero così poco alle speranze, che nel 22 dicembre 14192 il Senato, osservando che le riforme fatte non hanno riuscito a far venire l’argento

  1. Infatti a lire 29 soldi 9, da una marca si ricavano 589 soldi, mentre a 100 soldi per ducato cinque ducati e 18 grossi fanno 575 soldi; i 14 soldi di differenza corrispondono alla spesa media di fabbricazione.
  2. R. Archivio di Stato. Senato, Misti reg. LIII, carte 18.