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del doge Tron e colla coniazione in argento della lira. Dell’apparizione di questo disagio e della ricerca del rimedio si scorgono i primi segni nella terminazione della Quarantìa del 12 settembre 13691 dove, lamentandosi la scarsità della moneta nostra d’oro e d’argento ed osservandosi che la buona e pesante se ne va all’estero appena coniata, mentre resta in paese solo la vile e cattiva, si conchiude col nominare tre savi allo scopo di studiare e proporre i rimedi.

Probabilmente il parere dei savi fu di diminuire il peso dell’unità monetaria, perchè questo appunto fu il provvedimento adottato dal Senato nella parte del 19 dicembre 13692 con cui si regolava la coniazione dei soldini da farsi colla quinta parte dell’argento condotto a Venezia, la quale doveva essere consegnata dai mercanti alla zecca per riceverla ridotta in moneta. Da ogni marca si devono ricavare 14 1/2 soldi di grossi invece di 13 1/2 che se ne ottenevano da prima, ed ai mercanti devesi corrispondere 12 soldi e 3 grossi per marca, invece degli 11 e 3 grossi dati in passato. Affinchè questi nuovi soldini si distinguano dagli antichi, si ordina di farli con quel conia che sarà scelto dal doge, dai consiglieri, dai capi della Quarantìa e dai savi. A questo scopo fu mutato il rovescio, ed il leone, invece che rampante, fu disegnato seduto, colle ali aperte in quella forma che era già in uso nei torneselli e che divenne una delle più caratteristiche rappresentazioni dell’araldica veneziana.

Questa legge doveva rimanere in vigore due anni, per esperimentarne gli effetti; ma soddisfatto del risultato, il Senato la confermava con decreto in data 16 dicembre 13713.

Colla diminuzione della valuta erasi bensì impedita la emigrazione delle specie metalliche e si erano ottenuti altri vantaggi momentanei; ma si recava una sensibile alterazione al valore del grosso che, rimasto sempre eguale dai tempi di Enrico Dandolo, serviva di base a molte contrattazioni. Egli

  1. R. Archivio di Stato, Quarantìa Criminale, Parti reg. II, c. 85 (153).
  2. Documento XIV.
  3. R. Archivio di Stato, Senato, Misti reg. XXXIII, carte 144 tergo.