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mettere oro in zecca dalla guerra di Genova in poi, del grosso per no dar campanella e dei grossi 3 V» che pagavano per ogni cento libbre. Il mercante avrà facoltà di mettere l’oro in zecca o di venderlo all’incanto; portandolo in zecca è pagato dopo quattro giorni, ed intanto riceve dal doge e consiglieri una cedola di tre o quattromila ducati, i quali non possono essere adoperati ad altro scopo. Nel 29 aprile 13631, vista l’importanza e la gelosia dell’ufficio, il salario dei massari all’oro, da Lire 7, soldi 13, denari 2 e piccoli 6, si porta a Lire 8 di grossi all’anno. Quanto alle monete, si coniarono col nome del doge Celsi ducati, soldini piccoli e tornesi, ma non grossi ohe mancano totalmente in questo periodo.


  1. R. Archivio di Stato. Senato, Misti, Reg. XXXI, carte 1 tergo.