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PIETRO GRADENIGO

DOGE DI VENEZIA

1289-1311


Appena rimasto vacante il ducato, Jacopo Tiepolo, conosciuto per imprese militari e per prudenza civile, era designato dal favore popolare alla suprema dignità, ma gli elettori non vollero cedere a tale pressione e nominarono invece Pietro Gradenigo, uomo ancora giovane, di non comune capacità ed esperienza, ma di animo risoluto e valido sostenitore del partito che tendeva a restringere il potere nelle mani degli ottimati.

In Oriente le cose volgevano alla peggio per le vittorie del Sultano di Egitto, le quali facevano scomparire gli ultimi avanzi dei principati latini, istituiti dai crociati. Per gelosie di dominio e di commercio, rinacquero i dissapori fra Genova e Venezia, e, dopo lunga guerra e varia fortuna, i Veneziani furono sconfitti nelle acque di Curzola da Lamba Doria. Si intromise allora Marco Visconti e riuscì a stipulare una pace onorevole e vantaggiosa per entrambi i contendenti.

Anche nella penisola Venezia ebbe a lottare per le saline ed i forti eretti dai Padovani sul margine della laguna, e per sostenere il marchese d’Este contro i Bolognesi, Veronesi e Mantovani, che gli volevano togliere il possesso di Ferrara. Ma l’atto più importante, per cui si rese celebre il principato di Pietro Gradenigo, fu quello conosciuto sotto il nome di Serrata del Maggior Consiglio (1297). Forse questa legge fu creata allo scopo di escludere dal potere quelli che non appartenevano al partito dominante, forse coloro che la decretarono non ne compresero tutta la portata: certo è però che fu lungamente studiata e discussa, fu presentata più volte e fu voluta da quella