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non a 39 Vs ma a 40 soldi ad grossos e nel 9 marzo 13381 una deliberazione della Quarantia, dalla quale risulta che la zecca faceva pagamento dell’oro, che veniva condotto dai siti entro il golfo, in ragione di 39 1/2 soldi per ducato e di quello che veniva da fuori del golfo in ragione di 39 soldi a grossi, finalmente nel 24 marzo 13522 si ordina ai massari di rendere i conti al Comune a 39 soldi per ducato come si fanno i pagamenti. Anche il Pegolotti3 afferma che l’oro messo alla zecca di Venezia era pagato a 39 soldi per ducato, e Giovanni da Uzzano4 fa testimonianza che, anche molti anni dopo, la Zecca di Vinegia rendeva per una marca d’oro ducati 66:18 di soldi 39 il ducato. Ciò mostra che il prezzo di 40 soldi a grossi era un valore di aggio, ossia quello attribuito alla nuova moneta dalla preferenza commerciale, ma che il valore originario, quello considerato in zecca come ufficiale era di soli 39 soldi. Infatti 39 soldi sono il valore esatto di 18 grossi al primo originario ragguaglio di 26 piccoli per grosso, e la lira a grossi altro non è che la solita lira di piccoli, valutata secondo l’antico peso d’argento, quando il grosso si divideva in 26 denari, e per poterlo calcolare dello stesso intrinseco valore, invece di numerare i piccoli decaduti, si numeravano i grossi rimasti sempre dello stesso peso, e cioè grossi 9 6/26 per lira. Da questo fatto di contare i grossi che componevano la lira, venne il nome di lira ad grossos, come il metodo più volgare di contare i piccoli fu detto ad parvos.

La lira a grossi continuò ad essere adoperata dal governo nella sua contabilità, ed anzi ho dovuto persuadermi che di essa, assieme alla lira di grossi, si servissero lo stato ed il grande commercio, lasciando la lira dei piccoli soltanto alle contrattazioni popolari, per cui quando il valore del ducato raggiunse i 24 grossi, esso divenne a grossi 52 soldi, valutazione che ci

  1. Biblioteca Papadopoli, Capitolare dei Massari all’oro. Cap. XXXVIII, c. 131.
  2. Ivi Capitolo LIIII, carte 20.
  3. Pegolotti. Opera citata, pag. 136.
  4. G. Da Uzzano. La pratica della mercatura. Lisbona e Locca 1776, pag. 142.