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monetazione, mentre dopo l’istituzione del grosso, questa nuova moneta rimasta sempre costante nel peso e nell’intrinseco, diventava la misura del valore commerciale ed il piccolo era ridotto ad una moneta spicciola di importanza secondaria.

Questa condizione di cose andò peggiorando sempre più, e già nell’11 dicembre 1289, una deliberazione della Quarantia, che si trova nel capitolare dei massari della moneta, affida agli ufficiali della moneta grossa la coniazione della moneta minuta. Nei paragrafi 80, 81 ed 82 sono raccolte le disposizioni relative alla fabbricazione dei piccoli, nelle quali il fino è bensì migliorato di 6 grani per marca, ma è aumentato il ricavo tenendolo fra lire 3, soldi 5 1/2 e lire 3, soldi 10 per marca, con ima media di 813 pezzi per marca, e cioè un lieve miglioramento di lega, ma una maggiore diminuzione di peso, per cui il denaro fabbricato secondo questa norma dovrebbe pesare grani veneti 5.667 ed avere di fino 1.121.

Veniamo ora al ducato d’oro, istituito con una legge del Maggior Consiglio, che giova riprodurre integralmente, sebbene da lungo tempo pubblicata e conosciuta da tutti gli studiosi:

“1284 die ultimo octubris. Capta fuit pars quod debeat laborari moneta auri communis videlicet LXVII prò marcha auri tam bona et fina per aurum vel melior ut est flore nus accipiendo aurum pro ilio precio quod possit dari moneta pro decem et octo grossis et fiat cum illa stampa que videbitur domino duci et consiliariis et capitibus de quadraginta et cum illis melioramentis que eis videbuntur, et si cousilium est contra sit revocatum quantum in hoc: pars de XL et erant XXVIIII de quadraginta congregati ex quibus voluerunt hanc partem XXII et septem fuerunt non sinceri et nulius de non 91».

Dopo la grande riforma della monetazione fatta da Carlo Magno, l’Europa non aveva quasi più specie d’oro, tranne quelle che erano rimaste in circolazione dei tempi longobardi e del

  1. R. Archivio di Stato, Maggior Consiglio, Registro Lana, carte 48 tergo.