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JACOPO CONTARINI

DOGE DI VENEZIA

1275 - 1280


Dopo la morte del doge Lorenzo Tiepolo si trovò necessario di modificare e di inasprire le pene minacciate ai falsari, e lo rileviamo da un decreto di quest’epoca, riportato nel libro VI, Capitolo LXXX degli Statuti e Leggi Venete, che condanna al fuoco chiunque falsificasse in Venezia la moneta veneziana, e quel veneto che in qualunque luogo commettesse lo stesso reato. Nello stesso senso furono fatte le correzioni alla Promissione Ducale1, con la quale il doge doveva giurare di mantenere intatta nostram monetam magnam et parvam sicut nunc est, e di perseguitare i falsificatori.

Dopo ciò fu eletto Jacopo Contarini ottuagenario, che durò solo quattro anni, in tempi assai difficili. I Veneziani erano in lotta cogli Anconetani per la supremazia dell’Adriatico in causa di certe gabelle imposte ai naviganti del golfo, e le sorti della guerra non furono nei primi tempi favorevoli ai Veneziani. Alcune città dell’Istria rifiutavano i soliti tributi, e Venezia dovette ricorrere alle armi per condurle all’obbedienza. Anche Candia si agitava e, sebbene repressa, la rivolta alzava ripetutamente la testa, nè potè essere domata se non dopo lungo tempo e ripetute spedizioni di navi e di armati.

Nell’Archivio di Stato ai Frari si conserva un Capitolare dei massari della moneta, compilato nel 1278 ed abrogato nel 13762, il più antico che si conosca, non però il primo che resse la zecca di Venezia, perchè, come abbiamo già raccontato,


  1. Promissione Ducale 6 settembre 1275, c 27.
  2. Documento IV.