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PIETRO ZIANI

DOGE DI VENEZIA

1205 -1229.


Morto a Costantinopoli Enrico Dandolo, fu chiamato a succedergli Pietro Ziani, figlio di Sebastiano, prudente e valoroso, che ebbe il compito di consolidare i possessi ottenuti in Oriente, di sedare i torbidi dei nuovi sudditi e le scorrerie dei pirati, aggiungendo nuovi territori allo stato, fra cui la vasta isola di Negroponte. Depose il principato dopo averlo tenuto, ventitré anni e morì pochi giorni dopo essersi ritirato a vita privata.

Sotto questo doge si continuò a coniare il grosso, il bianco ed il quartarolo, che troviamo cogli stessi tipi del predecessore; manca invece il denaro, del quale pare sia stata in questo tempo sospesa la coniazione. Probabilmente era più proficua all’erario la fabbricazione dei grossi, che furono emessi in grande quantità, così da inondare tutto l’Oriente, usandosene quasi esclusivamente nelle transazioni commerciali.

Questo fatto, unitamente alla mancanza di monete degli imperatori latini di Costantinopoli, ai quali non si attribuiscono se non poche anonime di rame, suggerì al dott. Cumano1 l’idea che un qualche accordo segnato tra Veneziani e Franchi avesse dato il diritto di zecca alla Signoria di Venezia: egli crede pur anche che le imitazioni del grosso fatte in Oriente dagli altri principi avessero una base comune ed una convenzione di uniformità monetale. Quanto alla prima supposizione a me sembra

  1. Cumano D.r C. Illustrazione di una moneta argentea di Scio etc. Trieste 1852.