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e diè ordine di portar i rinfreschi; colmolla di carezza e d’elogi, e la pregò di raccontarle la sua storia, che ne accrebbe la maraviglia. —Principessa,» le disse la moglie d’Azem, «giacchè ti degnate trovarmi bella sotto questi abiti, che direste mai se mi vedeste nel mio costume natio? Se volete soddisfare alla vostra curiosità, ordinate a mia suocera di darmi la mia veste aerea; ella non oserà rifiutarvi, e godrete allora di uno spettacolo curioso. —

«Zobeide ordinò subito alla madre d’Azem di andar a cercare l’abito incantato. A quelle terribili parole, la vecchia tremò, rammentandosi la promessa fatta al figliuole; ma non osando far alcuna osservazione, tornò tristamente a casa, riportandone la veste fatale. Zobeide, esaminatola a lungo, ed ammirato il modo con cui era lavorato quel leggiero abbigliamento, lo rimise alla moglie d’Azem, i cui occhi brillarono di gioia. Quando l’ebbe in mano, affrettossi a coprirsene; poi, scendendo rapidamente nella corte del palazzo, prese i due figli in braccio, e prima che si pensasse a trattenerla, s’innalzò nell’aere allo sguardo attonito di tutti. Quando fu ad un’altezza sufficiente per non essere raggiunta, sclamò: — Addio, madre mia, v’incarico di consolare il mio sposo; ditegli che non cesserò d’amarlo ma che il desiderio di rivedere la mia famiglia mi costringe ad allontanarmi; se m’ama a segno di non poter vivere senza di me, mi venga a cercare nell’isole di Waak al Waak.» A tali parole, riprese il volo, e si celò tra le nubi; ricomparve ancora, e sparì infine a tutti gli sguardi.

«Quando la madre d’Azem l’ebbe perduta di vista, la disperazione s’impadronì di lei, e non potendo dissimulare l’affanno che ne provava, accusò la sultana di essere stata l’origine di quella disgrazia.

«Zobeide, afflittissima anch’essa, fu incapace di offendersi dell’ardire col quale la madre d’Azem le