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ed accompagnò in persona la nuora ai bagni, dove le persone più distinte della città solevano recarsi, come anche quelle della corte del califfo Aaron Alraschild, che allora trovavasi a Balsora.
«Nel momento che v’arrivarono, eranvi alcune donne del seguito di Zobeide, sposa del Commendatore dei credenti. Appena videro la moglie di Azem, rimasero colpite della sua beltà, e non cessarono di ammirarla fin quando abbandonò il bagno. Alcune anzi, non potendo saziarsi dal rimirare tal bellezza, la seguirono fino a casa, e tornarono a palazzo tardissimo. Zobeide, vedendole, esternò il suo malcontento per una sì lunga assenza, e volle saperne il motivo. Quando intese fare sì grand’elogio della moglie d’Azen, concepì estremo desiderio di vederla, ed il giorno, seguente mandò a cercare la madre, la quale, inquieta di tal ordine, recossi tremando dalla sposa del Commendatore dei credenti; giunta alla sua presenza, si prosternò e baciò i piedi di Zobeide. — Alzati,» le disse cortesemente la principessa, «e non temere; io ho udito vantare la beltà di tua nuora, che dicesi portentosa: bramo vederla, e voglio che tu me la conduca.—
«La madre d’Azem non osando resistere agli ordini della sultana, inchinossi rispettosamente, ed avendo promesso d’obbedire, baciò le mani della principessa e corse a casa. — La sultana Zobeide vuol vederti,» diss’ella alla nuora; «affrettati a venire da lei. —
«La moglie d’Azem, lieta di quella notizia, indossò tosto i più ricchi abiti, e, seguita dai due fanciulli e dalla suocera, si diresse verso il palazzo. Quando vi entrò, tutti gli sguardi si volsero su di lei. Zobeide stupì alla vista di tante grazie. — In qual luogo,» sclamò, «fu creata beltà sì divina? Ella la invitò con bontà a sederle vicino,