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NOTTE DLXVI

La sultana, continuando il racconto: — Azera, ricolmo dei doni della fortuna e de’ favori dell’amore, era uno dei più doviziosi e felici abitanti di Balsora; due figli, belli com il sole, vennero a mettere il colmo alla sua felicità e tre anni erano trascorsi rapidamente dacchè aveva lasciato il castello delle due buone sorelle. Rammentandosi infine la promessa lor data di andarle a trovare, egli dispose tutto pel suo viaggio, e dopo aver salutata la consorte, rimise l’abito incantato alla madre, raccomandandole espressamente di non permettere che se ne vestisse, nel timore che un impulso irresistibile non spingessela a volare verso il paese nativo, avendo osservato spesso che, sebbene fosse contenta di trovarsi con lui, non provava però meno talora il desiderio di rivedere la famiglia e le amiche compagne.

«Azem, avendo ricevuta dalla madre la desiderata promessa, allontanossi rapidamente. Il suo viaggio fu felice; trovò, sbarcando, vari camelli che l’aspettavano, perchè le principesse, dotte nella magia, erano state già instruite del suo arrivo, e gli avevano mandato in fretta tutto il necessario per trasportarlo subito al castello dei geni. Esse gli fecero l’accoglienza la più graziosa, e tutto il tempo che passò con loro fu impiegato in feste ed allegrie.

«Alcuni giorni dopo la partenza d’Azem, sua moglie chiese alla suocera il permesso d’andare ai pubblici bagni. La vecchia vi acconsentì volentieri,