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le amabili cure delle due sorelle aumentarono ancora la felicità di quella fortunata coppia.

«Intanto la memoria della sua buona madre veniva spesso a turbare la gioia d’Azem. Non potendo resistere più oltre al desiderio di vederla, chiese infine alle sue protettrici il permesso di abbandonarle, e tornare colla moglie nel paese natio. Le principesse, benchè afflitte da tale domanda, non poterono rifiutare, e fissarono il giorno della partenza. Venuto il momento di separarsi, le due sorelle batterono su di un tamburo magico, ed all’istante molti camelli, carichi di doni d’ogni sorta, trovaronsi alle porte del palazzo con un seguito numeroso di schiavi destinati per Azem e la sua giovane sposa. La collocò in una lettiga elegante e comoda, ed egli montò su d’un camello sfarzosamente bardato. Pianse nell’abbandonare le sue generose protettrici, e promise di venirle un dì a trovare. Finalmente allontanatisi, e giunti sulla costa, trovarono un vascello pronto a far vela, ed un vento favorevole li spinse in poco tempo a Balsora, dove Azem ebbe la fortuna di ritrovare la madre. Nulla potrebbe dipingere la gioia della buona donna nel rivedere un figlio che credeva perduto per sempre. Ella abbracciò con trasporto la nuora, che le parve leggiadrissima, ed alzando le mani al cielo, ringraziò Iddio della felicità che le aveva serbato nella vecchiaia.»