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Azem dichiarò che sarebbe morto infallibilmente, se non possedeva la bella sconosciuta. Allora, vedendo essere impossibile di guarir altrimenti l’infermo, le due sorelle, che avevano per Azem un’affezione sincera, lo consolarono, dicendo che tutta la possanza di quelle aeree fanciulle consisteva nella loro cintura, e che se arrivava ad involar quella dell’oggetto de’ suoi voti, l’astringerebbe a rimanere nel castello.

«Azem fu tosto guarito da tali parole, e si ripromise d’impadronirsi della cintura nella prossima venuta delle figlie del re dei geni. L’occasione non tardò a presentarsi. Le giovani ninfe si spogliarono, e l’amoroso musulmano, balzando sulla cintura della sua bella, la fece sventolar in aria. Le altre, spaventate, si precipitano in folla sui loro abiti, e fuggono mettendo alte strida; quella che rimaneva prigioniera si mise a piangere amaramente i genitori ed il suo paese, ma nulla potè decidere il rapitore a lasciare la leggiadra preda; Azem cercò di farsi perdonare la sua condotta colla gentilezza dei modi ed i massimi riguardi.

«Colpita dall’idea della schiavitù che l’aspettava, e della perdita dei parenti e degli amici, ella respinse le cure di Azem e delle sue compagne. Pure finirono col deciderla a lasciarsi condurre nel palazzo, ed Azem essendosi ritirato, la figlia dei re del geni rimase colle due sorelle che avevano cura della casa. Queste non tardarono ad acquistare una dolce influenza sullo spirito della giovine schiava, che non potè restar a lungo indifferente alle tenerezze che ciascuno le dimostrava. Il merito e l’avvenenza di Azem terminarono di guadagnargliene le affezioni; in breve essa provò per lui l’amore più tenero, e dopo qualche mese, il giovane musulmanno divenne lo sposo della bella principessa delle Isole Volanti. Superbe feste furono date in onore di queste nozze, e