Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/795


381


— Gran re,» disse, «ecco i tuoi figli; ti supplico a concedermi la vita per amor loro; poichè se li privi della madre, diverranno orfani e niun’altra donna può per essi avere il cuore d’una madre.»

Il sultano mosso alle lagrime da quello spettacolo, abbracciò i figli e disse: — Pel Dio misericordioso! Scheherazade, ti perdono per amore di questi bambini, ne attesto Iddio.»

Subito la gioia si sparse per tutto il palazzo. Quella millesima e prima notte fu per sempre memorabile, passando in mezzo ai divertimenti e all’allegria universale.

Alla domane il re convocò il divano e vestì d’una magnifica veste d’onore il padre di Scheherazade. — Ricompensi il cielo,» gli disse, «il servigio che rendesti all’impero ed alla mia stessa persona, mettendo un termine al mio corruccio contro le figlie de’ miei sudditi! Tua figliuola, che mi rese padre di tre fanciulli, è mia sposa.»

Comandò poi d’illuminare tutta la città e fare pubbliche allegrezze. Durarono le feste trenta giorni, nel corso delle quali tutti furono ammessi ai banchetti della corte. Il re colmò i grandi di magnifici regali e fece distribuire numerose limosine ai poveri; e regnò lunghi anni ancora, sino al giorno in cui fu sorpreso dalla morte, che nessuno risparmia, e tutti colpisce, grandi e piccoli, felici ed infelici.


F I N E.