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maltrattamenti, fu sostenuto dalla sua fiducia in Dio, e dalla speranza di veder finiti i suoi patimenti giornalmente rinnovati, che il vecchio mago veniva a fargli provare ogni mattina tutte le immaginabili torture.»

NOTTE DLXIV

Scheherazade, continuando il suo racconto: — Sire, noi abbiamo lasciato Azem esposto alla rabbia del Guebro, e sempre pertinace, malgrado i crudeli trattamenti, a conservare la fede musulmana. Un giorno, si scatenò una furiosa procella: le onde sollevavano il vascello, portandolo sino alle nubi; si temeva ad ogni istante di vederlo andar in frantumi: l’equipaggio, pieno di spavento, s’avvisò fortunatamente di attribuire il corruccio del cielo ai tormenti che Bahram infliggeva ad Azem. Gli ordinarono pertanto di rendere la libertà al prigioniero, e siccome non ubbidiva subito, afferrati gli schiavi ministri delle sue crudeltà, li gettarono in mare, minacciando egual sorte al padrone, se non toglieva sull’atto le catene al giovane musulmano. Allora fu ben d’uopo al mago di decidersi; lo astrinsero inoltre ad inginocchiarsi e chieder perdono alla sua vittima. Il vecchio giurò fra sè di far pagar caro al prigioniero tutte le umiliazioni che provava per lui.

«La procella si calmò, e pel resto del viaggio, Azem fu trattato bene e tornò alquanto in vita. Il suo rapitore gli prodigava mille cure, e sforzavasi di fargli dimenticare le primiere violenze. Alfine si