Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
373 |
abiti chiusi nel bogià1, del quale abbiamo pariato, smontò dalla lettiga. La comitiva che l’accompagnava era mille volte più splendida di quella del re, ed all’aspetto di tanta magnificenza, il principe ed i grandi della corte sollecitaronsi a venire a salutarlo. Entrò egli nella città, seguito da immenso corteggio, e tutti i mercatanti vennero a prosternarseli dinanzi, mentre Alì, avvicinatosi più degli altri, gli disse all’orecchio: — Sii il ben venuto, fortunato mariuolo, ed il più destro tra’ furbi.» Maruf si mise a ridere. Giunto al palazzo, sedette sur un trono, e comandò di trasportare nel tesoro del re le casse piene d’oro, ma di portare a lui medesimo quelle che contenevano le stoffe, le perle e le pietre preziose, aperte le quali in sua presenza, distribuì le stoffe e le perle ai grandi della corte ed alle donne del serraglio. Fece quindi grandi largizioni ai membri del divano, ai mercanti della città, ai soldati, ed in somma a tutti quelli che trovavansi in bisogno. Nè il re potè impedirgli di dissipare in regali le settecento casse di stoffe, ed inoltre gli smeraldi, le perle ed i rubini; chè gettava quelle gioie a mani piene o senza contarle. — Basta! basta!» sclamava il re; «non vi resterà nulla! — Oh! non temete,» dicea Maruf, «ne ho una quantità inesauribile.» Niuno poteva più accusarlo di menzogna, avendo sin allora mantenuta la parola in quanto aveva annunziato.
«Frattanto il gran tesoriere venne a riferire al re che il tesoro era pieno d’oro e d’argento, e che bisognava scegliere un altro locale; il che fu fatto. Vedeva il principe con sommo stupore la ricchezza e liberalità di Maruf, e non sapeva quale delle due superasse l’altra. Nondimeno niuno provava maggior sorpresa di sua moglie, la quale, essendosi egli da lei recato, gli baciò le mani e l’accolse con volto ridente. — Avete voluto divertirvi a mie spese,» gli disse, «e mettere alla prova la mia fede, tessendomi la storia della vostra povertà? Ringrazio il cielo di
- ↑ Bogià, pacco, viene dall'indiano pugià, offerta di fiori, perchè gli scialli che formano questi pacchi sono tessuti a fiori.