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cinquanta schiavi che accompagnavano la grande caravana, il quale gli annunziava come avessero incontrato un’orda di Arabi che avevano voluto contrastar loro il cammino; il che era la prima cagione del ritardo. Quindi erano stati assaliti da altri Arabi, e n’era risultato un combattimento nel quale aveano perduto cinquanta mamelucchi e dugento balle di merci. — Cosa sono dugento balle? disse il mio sposo, dopo aver finito di leggere; sono appena novecentomila zecchini: tal perdita non merita di parlarne. Bisogna sollecitare l’arrivo del resto della carovana.» Discese poi con viso ridente, ed essendomi accostata alla finestra, vidi i dieci mamelucchi che aveano portato la lettera, belli come la luna, e ciascuno con un abito che valeva ben duemila zecchini. Cosa sarebbe avvenuto se io avessi parlato come mi avevate detto? avrei fatta una stolida figura; ma ben veggo che tutto ciò proviene dal visir, il quale vorrebbe perdere mio marito.» Montò il re in violento furore contro il visir, il quale fu intanto costretto a starsene in silenzio. «Nel frattempo Maruf fuggiva sempre, gemendo di vedersi diviso dalla principessa, ed esalando di tempo in tempo il suo dolore con lamenti analoghi alla sua situazione. Corse di gran galoppo sin verso la metà del giorno, e trovatosi allora vicino ad un piccolo villaggio, vide in un campo un agricoltore che guidava un paio di buoi. Siccome Maruf moriva di fame, si accostò a quell’uomo per salutarlo. — Siete uno de’ mamelucchi del re?» gli disse il contadino; «siate il ben venuto! — Potresti darmi qualche cosa da mangiare?» domandò Maruf — Il villaggio è piccolo,» rispose il Fellah1; «ma vi porterò quello che vi sarà. — Rimanti al tuo lavoro,» disse Maruf. Ma il paesano lasciò l’aratro, e corse al villaggio per prendervi cibi. — Questo brav’uomo,» disse Maruf tra sè, «lascia il suo lavoro soltanto per favorirmi: bisogna ch’io mi provi ad arare, e fare una parte del suo lavoro, in compenso del tempo che

  1. Fellah in arabo, significa agricoltore, contadino.