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reali, e che portava in testa una corona scintillante di gemme. M’inoltrai quindi nell’harem, dove scorsi egualmente una dama seduta sur un trono rifulgente di diamanti e pietre preziose; le sue dame d’onore, belle come la luna, la circondavano, e dietro a lei stavano gli eunuchi, ma pietrificati anch’essi al pari di tutte le dame. Era la sala adorna di lampadari di diamanti, il cui splendore ecclissava la luce del sole. Gettai per tanto tutto l’oro e le pietre raccolte prima, e presi quanti di quei diamanti poteva portarne: non sapeva quali scegliere, tanto erano magnifici! quell’immense ricchezze mi gettavano in istrano imbarazzo. Scopersi infine una scala di venti gradini che conduceva ad un appartamento, d’onde uscivano concenti incantevoli. — Sono senza dubbio pietre anche queste che cantano,» dissi tra me, ed entrai nel gabinetto. Colà scorsi una cortina ricamata di perle e diamanti, e la voce usciva di dietro a quella; l’alzai, e vidi un magnifico padiglione sotto cui stava una giovane dama, la cui bellezza abbagliante offuscava lo splendore del sole.

«Leggeva essa ad alta voce il libro divino, il Corano, e le parole scorrevano dalla sua bocca come perle preziose, talchè avrebbesi potuto con ragione applicarle il passo d’un poeta che nella sua diletta vantava la melodiosa armonia di David unita alla bellezza di Gioseffo1.

«Sentii rapirmi inesprimibilmente, per la tenera impressione che mi produsse l’armonica sua voce. — Io ti saluto,» dissi, «gemma preziosa, perla intatta e nascosta a tutti gli occhi! — Abdallah, figliuolo di Fazl,» mi rispos’ella, «siate il ben venuto. — Come sapete il mio nome,» ripigliai, «e per qual caso siete voi la sola vivente in mezzo a tutti questi es-

  1. È noto che Giuseppe viene dagli Orientali risguardato come l’ideale della bellezza umana.