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«Un giorno in cui occupavasi nel solito lavoro vide entrare nel suo opificio uno straniero riccamente vestito, il quale, scorgendolo, sclamò: — Che! un giovine come voi, dotato di tanto spirito, può dedicarsi ad un simile mestiere? — Non arrossisco della mia onesta industria, e so limitare i miei desiderii,» rispose Azem. — Ma se vi si offrisse il mezzo di far pronta fortuna, rifiutereste?» aggiunse lo straniero,

«— No, se ciò non ripugna alla mia coscienza; io sarei lietissimo di procurare alla buona mia madre nuovi agi, e continuare gli studì che ho dovuto interrompere. — Figliuolo,» disse il vecchio con mendace affabilità, «i vostri voti saranno esauditi. Avete perduto il padre: io sarò il vostro; da questo momento vi adotto per figlio; conosco l’arte preziosa di cambiar in oro i metalli più vili, e possa in un istante formare la vostra fortuna. Siate domani mattina presto in bottega; io verrò, —

«Ciò detto, lo straniero partì, lasciando il giovane tutto stordito.

«Le parole del vecchio avevano eccitata al più alto grado la curiosità ed ambizione di Azem e col cuore pieno di gioia, chiuse in fretta la bottega, e corse dalla madre a raccontarle l’accaduto. — Figliuolo,» disse la buona donna, dopo aver riflettuto un istante; «sta ben in guardia: temo che la gentilezza di questo straniero non celi qualche inganno; osservalo attentamente: alla mia età si ha dell’esperienza, e si conosce fin dove può giungere la malizia degli uomini. Resta, figlio mio, nel tuo stato modesto, ma felice; non sei abbastanza ricco, giacchè puoi provvedere ai nostri bisogni?» Azem fu colpito dei buoni consigli della genitrice, le promise di stare guardingo, e dopo aver cenato, si coricarono. Ma il giovane non potè addormentarsi; egli aspettava con impazienza lo spuntar dell’alba per ri-