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dai rimorsi, e colmo d’oltraggi, il dio dello Yemen dovette convincersi esservi un Dio supremo, che confonde i progetti dell’empio, e non riserva la felicità che per la virtù.»

Dopo questo breve racconto, il giorno non permettendo a Scheherazade di cominciarne un altro, essa annunciò per la notte vegnente una novella che doveva nello stesso tempo interessare e divertire assai il consorte.

NOTTE DLXIII

La sultana cominciò la storia premessa nel modo seguente:

STORIA

D’AZEM E DELLA REGINA DEI GENI.

— Sire,» disse Scheherazade al sultano delle Indie, «esisteva altre volte nella città di Balsora un giovane chiamato Azem, il quale esercitava la professione di tintore; benchè celebre pel suo gusto nella scena dei colori, la venustà della persona e le grazie dello spirito, egli non era ricco, e manteneva col frutto delle proprie fatiche la vecchia madre che conviveva seco lui; pure, la sua amabilità ed intelligenza gli attiravano ogni dì nuovi avventori, ed avrebbe potuto far fortuna nella professione che esercitava, se il destino non l’avesse eletto ad altre avventure.