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brezza delle più deliziose voluttà. — Son tutta tua, mio diletto» diceva la donna; «fa come ti piace; ma non credere che una o due notti, una o due settimane, uno o due mesi, uno o due anni mi bastino; voglio passare intiera la vita con te; voglio abbandonare mio marito, e seguirti nella tua patria. Ascoltami, e se mi ami, fa quanto sono per dirti. Se mio marito t’invita un’altra volta, rispondigli che temi di commettere un’indiscrezione ritenendolo così tre o quattro notti, fuor del suo serraglio: pregalo di prender in affitto una casa nelle vicinanze della nostra, dove potrete passare a vicenda parte della notte insieme, senza che ne derivi incomodo per l’uno, nè per l’altro. Mio marito verrà a consultarmi in proposito, ed io gli dirò non esservi di meglio quanto trovarli un appartamento vicino a noi. Ottenuto l’intento, io m’incarico del resto. —

«Kamar-al-Zeman le giurò un amore eterno, e promessole di conformarsi a tutti i suoi desiderii, suggellò i giuramenti con mille baci. La mattina prese commiato, secondo il solito, ed anche questa volta si dolse della puntura delle zanzare. Recossi quindi dalla moglie del barbiere, alla quale disse di non essere, quella notte più inoltrato delle precedenti. — Bene,» rispos’ella, «ecco tutto quello che poteva fare per voi; non saprei più alcun altro mezzo, — In tal caso» riprese Kamar-al-Zeman «veggo esser d’uopo rinunziare al mio amore. Sì dicendo, parti e venuto dal gioielliere lo mise a parte del disegno che la di lui moglie gli aveva suggerito. Il dabben uomo ne fu incarnato, e subito il dì dopo Kamar-al-Zeman abitava la casa attigua. Intanto la moglie aveva avuta cura di far praticare, nel muro divisorio un’apertura nascosta ai due lati dietro un armadio.

«Rimase Kamar-al-Zeman maravigliatissimo, vedendo entrare nella propria stanza la sua diletta.