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schiava portò la bevanda narcòtica, la dama passò la notte a baciare il giovane sulle labbra e sulle gote, e la schiava tornò alla mattina per destare i due dormienti, lor soffiando nelle nari la polvere. Kamara-al-Zeman si sentì il volto tutte ardente pei baci della sua diletta, e guardandosi in tasca, si trovò un coltello. Volti i suoi saluti al gioielliere, corse al khan a prendere i cinquecento zecchini promessi alla moglie del barbiere, le raccontò l’accaduto e le fece vedere il coltello. — Guai a voi,» gli diss’èlla, «guai se vi addormentate un’altra volta; la vostra diletta è irritata, e minaccia di uccidervi con un coltello, se vi trova ancora addormentato. - Ma, come ho da fare per non addormentarmi?» riprese Kamar-al-Zeman; «Credo che il sorbetto che la schiava porta dopo cena, contenga oppio. — Ebbene,» rispose la donna, «se credete fondato il sospetto, lasciate bere da solo il gioielliere, e fingendo d’aver votata la tazza, mettetela di dietro; fingete di dormire in presenza della schiava ed attendetevi un felice successo. —

«Kaimar-al-Zeman seguì esattamente l’ottimo avviso. A ceda accadde come il solito, e la schiava si ritirò per annunciare alla padrona che suo marito e l’ospite loro erano immersi in profondo sonno. La moglie del gioielliere, furiosa a tal nuova, entrò col coltello in mano nella stanza, allorchè d’improvviso Kamar-al-Zeman aprì gli occhi e se le gettò a’ piedi. — Chi v’ha insegnata quest’astuzia?» gli chies’ella. Il giovine non le tacque di aver agito secondo i consigli della moglie del barbiere. — Ormai non avete più bisogno di ricorrere a lei,» riprese la donna. «Domani mattina domandatele se non conosca altro mezzo per farvi trionfare di me: se dice di sì, ascoltatela; altrimenti, licenziatela. Per l’avvenire, me sola dovete consultare. —

«Dopo tale discorso, passarono la notte nell’eb-