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mare, e nello stesso istante fu riassalita da’ suoi mali di capo con tal forza, che n’ebbe turbata la ragione. Somme immense mi diede il re affinchè mi portassi dallo sceik di Babilonia a fargli fare un altro talismano; ma lo trovai morto. Da quel tempo, dieci persone percorrono al par di me tutti i paesi della terra per trovare quella conchiglia che il caso fece cadere in tue mani. —

«Allorchè lo straniero ebbè terminato il racconto, si accommiatò e partì per tornare al re suo padrone. Dal mio canto, mi trasferii a Bagdad. Al mio arrivo, volai al palazzo di Taher, figliuolo d’Ola, per informarmi di sua figlia. - La gioia,» mi disse una schiava, «sembra aver abbandonata la nostra casa; dacchè Taher licenziò un giovane mercatante di Orhman, ch’era l’amante di sua figliuola, questa cade di giorno in giorno in un languore mortale. Il padre si è mille volte pentito d’avere scacciato quel giovane, e promise, a chi glielo ricondurrà, mille zecchini; ma sino al presente tutti gli sforzi fatti per averne nuove, tornarono inutili, e la figlia di Taher tocca all’estrema sua ora. — Ebbene,» le dissi, «io posso darvi notizie di quel mercatante di Omman. — Davvero?» sclamò la schiava; e sull’assicurazione ch’io le ne diedi di nuovo, la schiava partì colla velocità della gazella. Un istante dopo tornò collo sceik che le numerò i mille zecchini promessi. — Dove siete stato?» mi disse questi, abbracciandomi; «mia figlia è alle porte del sepolcro.» Poi salì dalla figliuola per annunziarle la felice notizia del mio ritorno. Non volle ella prestargli fede sinchè non fui entrato nella sua stanza: allora, slanciatasi dal letto, mi si precipitò tra le braccia e prese quindi, per la prima volta dopo tanto tempo, un po’ di cibo. Suo padre fece chiamare un cadì e testimoni per istendere il nostro contratto di matrimonio, e d’allora la figliuola