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portava la gemma, e ne scaturiva un lampo che stendeva morto a terra il colpevole. Era quell’anello il talismano dell’autorità del re, e gli serviva di freno per contenere l’esercito. Si custodì sulla perdita di esso il più profondo segreto; poichè se si fosse saputa, sarebbe stato impossibile ritenere più oltre il popolo nell’obbedienza.
«Intanto Abussir si mise a pescare, gettò più volte le reti, e fece sempre buona preda. Terminata la pesca, fermaronsi i suoi sguardi su d’un grosso pesce che si decise ad acconciar per la cena. Apertolo, vi trovò l’anello del re, da quel pesce inghiottito sotto le finestre del palazzo, e senza conoscerne la virtù maravigliosa, se lo pose in dito. Poco tempo dopo vennero in cerca di pesce due provveditori della cucina reale. — Dov’è l’ammiraglio?» chiesero. — Laggiù,» rispose Abussir, facendo loro segno colla mano nella quale portava l’anello. Nel medesimo istante, e con grande sua sorpresa, i due provveditori caddero esanimi.
«Poco dopo, tornando l’ammiraglio, vide i due provveditori morti, e l’anello in dito ad Abussir. — Fratello,» gli gridò tosto, «ve ne scongiuro, non movete la mano nella quale tenete l’anello del re, e ditemi come ve ne troviate in possesso.» Abussir gli raccontò in qual modo l’avesse trovato nel ventre del pesce, e l’ammiraglio ricordossi d’aver veduto cadere nell’onde qualche cosa di luccicante come un lampo, allorchè il re avevagli dato ordine dell’esecuzione. — Non avete ora più nulla a temere,» disse ad Abussir; «quell’anello mette in mano vostra la vita del re.» E lo istruì della virtù segreta del gioiello. Abussir, pieno di giubilo, seguì il suo amico alla corte, e trovò il re seduto in mezzo a’ consiglieri. — Come!» gridò questi, «non aveva io ordinato che vi gettassero in mare? per qual pro-