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Il popolo, che non aveva mai veduto simili colori, accorse in folla e s’informò del nome del tintore. Fa lieto il re di quel progresso dell’arte, e permise ad Abukir di prendere il titolo di tintore reale. Tutta la corte volle farsi tingere gli abilti, ed i tintori, che non avevano voluto riceverlo nel loro corpo, nè per operaio, vennero a fargli scuse e felicitazioni.
«Abukir ammassò per tal modo ricchezze immense, senza pensare al compagno, al quale aveva tenuta nascosta la sua fortuna, mentre lo sventurato era in punto di morte. Il povero barbiere aveva passato tre giorni senza prendere cibo di sorta, talchè non si poteva muovere. Il custode del khan, il quale non sapeva cosa fosse stato da tre giorni dell’ospite, aprì la porta della camera, ed allora il barbiere si accorse del furto e dell’indegno procedere del compagno, Il custode, pieno d’umanità, sforzavasi a consolare l’ospite, e datogli da mangiare, prese cura di lui per tre mesi intieri che durò la sua malattia. — Dio vi rimuneri,» disse allora Abussir; «egli solo può ricompensare i vostri benefizi e la generosa vostra condotta verso di me.» Ed uscito a passeggiare per la città, volle il caso che capitasse al bazar, dove una quantità ragguardevole di gente stava fermata davanti alla bottega del tintore. Informossi il barbiere della «cagione di tale assembramento, e saputolo: — Sia lodato Iddio,» sclamò egli, «che il mio compagno abbia incontrata tanta ventura! Gli perdono il tratto che mi usò, chè son certo di ricevere da lui buona accoglienza. — «Avvicinossi dunque alla bottega, dove vide Abukir seduto sur un sofà, e quattro schiavi, vestiti di bianco, che gli stavano davanti in piedi. Mentre dieci operai attendevano al lavoro, Abukir, oziosamente sdraiato sur un mucchio di cuscini, come un visir, dava tratto tratto gli ordini necessari. Abussir lo feli-