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un termine alla vostra bella corrispondenza. Vedremo se Mesrur verrà in tuo aiuto, perfida che sei! Ma prima di tutto voglio assicurarmi di te e delle tue schiave, che tanto ne sono degne. Olà! si chiami un sergente!» Fece quindi spogliare la moglie de’ ricchi suoi abiti, e rivestitala delle spoglie ordinarie degli schiavi, ordinò al sergente d’avvicinarsi. — Metti,» gli disse, «le catene ai piedi di queste tre donne. — Cos’hanno fatto per meritare tal castigo?» domandò quegli. — Sono,» rispose il Giudeo, «tre schiave che, dopo, avermi rubato, si diedero alla fuga. —

«Il sergente, abbagliato dalla bellezza di Zein-al-Mevassif, si battè sulle dita nell’attaccarle ai piedi un anello. Nondimeno le pose le catene, come anche alle due schiave, e le di lei attrattive gli fecero tanta impressione, che si mise a sclamare:

«Possano queste catene pesare su di voi, che le imponeste ai suoi dilicati piedi! Se foste giusto, sarebbero anelli d’oro che adornerebbero codesti piedi gentili, invece d’anelli di ferro che li offendono.

«Per grande che sia il suo fallo, son convinto che sarà dichiarata innocente allorchè comparirà davanti al giudice dei giudici.»

«La casa del cadi di quella città trovavasi vicina, ed il magistrato, avendo inteso i versi cantati dal sergente, lo fece chiamare per domandargli cosa significassero, Quegli fe’ al cadì un resoconto animatissimo della bellezza di Zein-al-Mevassif, e del trattamento brutale fattole provare dal marito; il cadì gli comandò di condurgli dinanzi la bella schiava per farle rendere giustizia. Il sergente incaricossi volentieri della missione, e recossi alla casa del Giudeo; ma la trovò chiusa, essendone il padrone uscito. Udendo però Zein-al-Mevassif cantare nell’interno: — Aprite!» le gridò bussando. — Come posso aprire,» rispose colei, «se l’Ebreo ha portate seco le chiavi? — Ebbene,» riprese il sergente, «ora