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per andar in cerca, nel giardino del genio, dello straniero che doveva sposare la germana. I suoi ordini furono eseguiti, ed i visiri ritrovarono la nostra eroina ancora addormentata. Si disposero in silenzio intorno a lei coi distintivi delle singole dignità, e rimasero cogli occhi chini, non osando rimirare colui che doveva essere cognato del re.

«Intanto Zahide si svegliò, e la sua maraviglia fu estrema nel vedersi in mezzo ad una corte sì brillante, sommessa e taciturna, mentre credeva trovarsi nel fatal canestro. — Ove son io?» sclamò ella varie volte. Il gran visir, prosternato al suolo, non rispose che co’ suoi rispetti e colla preghiera di volerlo seguire.

«Zahide aderì alle sue istanze, seguì il pomposo corteggio, e giunse al palazzo del re, il quale l’accolse seduto sul trono, colla principessa Zoloch ai fianchi. — Vieni,» le disse. «o straniero, la cui fedeltà e moderazione meritano ricompensa; dimmi il tuo nome, il tuo paese e la tua professione; tuo cognato non deve ignorare la tua storia: ma fanne in ispecial guisa la descrizione de’ vasti tuoi stati. —

«Zahide non avvezza all’accento ironico con cui le si parlava, si gettò ai piedi del re, e gli disse: — Che vostra maestà perdoni ai sentimenti che mi hanno qui condotta; io sono troppo, sincera per fingere più a lungo. —

«Zoloch, temendo ch’ella scoprisse un segreto sul quale aveva stabilito il proprio riposo, volle interromperla; ma Zahide, per far conoscere almeno alla principessa lo stato in cui l’amore avea ridotto il fratello, continua a parlare in questi sensi:

— Sire, il principe Kemserai....» A quel nome, Zoloch arrossì; ma Zahide proseguì, fingendo di non accorgersene: «Mio fratello,» disse, «è un re giovane ed infelice, che muore d’amore per la princi-