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stirsi, e schiavi per servirlo. Il ritorno della sua prediletta lo metteva in inesprimibile allegrezza. Egli non erasi recato da Zobeide dacchè aveva scoperto quant’era accaduto per la di lei gelosia, e la principessa disperavasi, non solo d’aver perduto l’affetto del consorte, ma d’essere inoltre oggetto della sua collera; tuttavia non eravi altro modo di riconciliarsi fuor di confessare il fallo ed implorar perdono. Gli scrisse pertanto una lettera; il califfo le perdonò agevolmente, e si riconciliò. Il pescatore fu da Aaron gratificato d’una pensione di cinquanta zecchini al mese vita durante, e colmato di contrassegni d’onore, baciò la terra, e tornò a casa. Alla porta del palazzo incontrò l’eunuco Sandal, il quale, coll’avergli dato cento zecchini, era stato la prima cagione della sua fortuna. Voleva Califfo fargli il regalo d'una borsa di mille zecchini: ma Sandal, commosso della sua generosità e gratitudine, lo ringraziò, assicurandolo di non voler prender parte se non alla gioia che la nuova sua sorte gl’infondeva.

«Comprò allora Califfo una bella casa ed adornolla con molta magnificenza, talchè pareva un vero paradiso. Sposata quindi la figliuola di uno de’ più distinti personaggi della città, visse nell’abbondanza e felice, senza però dimenticare che alla Provvidenza, cui ringraziava ogni giorno, doveva il suo innalzamento. Conservossi in grazia del califfo, e godette di tutti i diletti d’una vita felice sino al giorno in cui la morte lo chiamò all’eternità e ad una vita più beata ancora. Possa il Dio onnipossente, che vive sempre, nè muore mai, concederla a tutti!»

La notte seguente, Scheherazade cominciò un’altra novella di tal guisa: