Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/619


205

dio prolunghi l'allegria dei Commendatore de’ credenti!» dissero, baciando la terra, i cortigiani della famiglia dei Darmecidi, colà presenti. Il califfo raccontò la sua avventura col pescatore, e come gli avesse dato il suo abito di raso. — Domanderò a vostra maestà,» disse Giafar, «il permesso di andar a vedere se lo posso riacquistare. — Avresti dovuto farlo più presto,» rispose Aaron, «poichè ne ha già tagliato un buon terzo per accomodarlo alla sua statura. Ma adesso il mio nuovo padrone attende che gli porti due ceste per portar via tutto il pesce che pigliammo. — Oh! per questo,» disse Giafar, «ci penso io. — Pe’ miei avi,» sclamò il califfo, «voglio pagare quei pesci uno zecchino cadauno: vadano i mamelucchi a prenderli.» Postisi i mamelucchi in via sul momento, recaronsi al sito loro indicato per comprare i pesci, e presili, li posero in una bella tovaglia ornata di ricami.— Questi pesci sono squisiti,» disse il pescatore; «ma, mio Dio, mandami il mio compagno trombetta; sta ben molto a tornare.» Nello stesso istante giunse un eunuco, il quale prese due pesci che Califfo teneva in mano; ma quando volle pagarli, non si trovò in tasca denari. — Non ho con me il denaro,» disse, «ma vieni a prenderlo domani al palazzo del califfo: non avrai che a domandare dell’eunuco Sandal. —

«Siccome il trombetta non tornava, Califfo si decise ad andar solo a casa, e si gettò le reti sulle spalle. Traversando il bazar, passò dinanzi alla bottega del sartore del califfo, che stupì assai vedendo indosso al pescatore l’abito di raso fatto per Aaron. — Chi t’ha dato quell’abito?» gli chiese. — Cosa c’entri tu?» rispose Califfo; «del resto, l’ebbi dal mio nuovo compagno che m’ha tolto il mio abito e m’ha dato questo, perchè non lo denunziassi alta giustizia.» A tali parole, il sartore si avvide essere uno scherzo del califfo.